Gli inibitori del checkpoint immunitario hanno dimostrato pattern di risposta atipici, che potrebbero non essere pienamente catturati dai criteri di risposta convenzionali.
È necessario comprendere meglio il potenziale beneficio di una continua inibizione del checkpoint immunitario oltre la progressione.
E' stata valutata la sicurezza e il potenziale beneficio di Nivolumab ( anti-PD-1; Opdivo ) in monoterapia oltre la progressione definita secondo i criteri RECIST v1.1, mediante una analisi aggregata e retrospettiva dei dati degli studi di fase 3 di Nivolumab in pazienti naive al trattamento con melanoma avanzato ( CheckMate-066 o CheckMate-067 ) condotti presso Centri oncologici accademici e clinici.
I partecipanti erano pazienti trattati oltre la prima progressione della malattia, definiti come quelli che hanno ricevuto l'ultima dose di Nivolumab più di 6 settimane dopo la progressione ( gruppo TBP ); e pazienti non trattati oltre la progressione, che hanno interrotto la terapia con Nivolumab prima o durante la progressione ( gruppo non-TBP ).
Nivolumab 3 mg/kg ogni 2 settimane è stato somministrato fino a progressione o effetti tossici inaccettabili.
I pazienti sono stati trattati oltre la progressione se traevano un evidente beneficio clinico e tolleravano il farmaco in studio, a discrezione dello sperimentatore.
Gli esiti principali sono stati la risposta del tumore e la sicurezza nei pazienti TBP e non-TBP.
Tra 526 pazienti randomizzati ( 39%, n=203 donne, età mediana, 62 anni ), 306 ( 58% ) hanno avuto progressione della malattia, inclusi 85 ( 28% ) pazienti TBP e 221 ( 72% ) pazienti non-TBP.
24 ( 28% ) dei pazienti TBP hanno avuto una riduzione della lesione target superiore al 30% dopo la progressione rispetto al basale ( gruppo TBP superiore al 30% ).
Al momento della analisi, 65 pazienti TBP ( 76% ) e 21 pazienti ( 87% ) TBP superiore al 30% erano ancora vivi; 27 ( 32% ) e 11 ( 46% ), rispettivamente, hanno continuato a ricevere cure
Il tempo mediano dalla progressione a una riduzione del tumore superiore al 30% è stato di 1.4 mesi.
Gli eventi avversi di grado 3-4 correlati al trattamento sono stati simili nei gruppi TBP e non-TBP ( 5, 6%, e 9, 4%, rispettivamente ).
In conclusione, una parte sostanziale di pazienti selezionati trattati con Nivolumab di prima linea clinicamente stabili e ritenuti idonei per il trattamento oltre la progressione definita dai criteri RECIST versione 1.1 ha ottenuto un evidente beneficio clinico senza compromettere la sicurezza.
Ulteriori analisi aiuteranno a definire il potenziale beneficio del proseguimento del trattamento con Nivolumab oltre la progressione. ( Xagena2017 )
Long GV et al, JAMA Oncol 2017; 3: 1511-1519
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